Racconto cambogiano
This year I was on a conference in Phnom Penh, Cambodia. Not my first time. For my Italian friends I wrote some impressions up. So if you know Italian, please continue. If not, I am sorry.
Che posso dirvi, Cambogia è Cambogia, la vita è diversa. Ma cominciamo al inizio, la mattina prima di partire. Volevo prendere solo bagaglia a mano, un piccolo zaino, niente di piu! Che si fa con tutta questa roba, niente, si compra che manca (anche le scarpe a 47 per me – però questo sia un po difficile ;-). Ma come sempre la roba non centrava, non centrava mai, volevo avere con me non solo la rete verso i zanzare, ma anche la mia aquilone, e libri, e slides per la relazione, etc etc. Poi, questi cavoli al aeroporto vogliono vedere tutte sostanze liquidi nelle borse speciali, lo sapete! Beh, al fine con un po di violenza sono riuscito a rammendare tutto dentro – comincia la paura: si mi lasciono volare con questo zaino, forse troppo grande, .. chi sa! Ma non volevo lasciare il zaino nelle mani delle queste fave, che per forza persono il zaino a Bangkok dovevo avevo solo 2 ore per cambiare verso Phnom Penh.
Però, tutte i miei timori erano esagerati, perche al fine non solo potevo volare come ero, ma anche ricevuto una sede da fronte della mura, quindi molto commodo, e anche la cena vegetariana era li. Che posso dire, sorpresa. Nel aereo lavoravo piu o meno tutto il tempo alla mia relazione, perche non ho fatto niente, e la era prevista per lo stesso giorno pomeriggio, quindi non troppo tempo. Solo un film ho visto, il mitico “Superman returns”, ma che sfiga …, ci sono film stupidi e stupidi!
Dopo un tempo lungo ma commodo nel aereo finalmente sono arrivato a Phnom Penh. Normalmente si esce, prende un Taxi per la città, io invece volevo avere la vera esperienza e sono uscito dritto dal parcheggio, e fuori mi aspettava non solo una ma 10 motodop – moto taxis – salto sul posto indietro della autista e via via dentro il caos di Phnom Penh, dentro una milliaia di motos, biciclette, macchine, dentro il profumo della vita in Asia – frutte, piante, gas di scarico, polvere, claxon, grida – e in mezzo di tutto questo un Norbert che ride, che tira il profumo dentro il naso, e solo un piccolo momento dopo tutta la memoria, tutta la conoscenza, tutta la amore sono tornati. Sono arrivato. Sono arrivato non solo fisicamente, sono arrivato colla mente, col cuore. Mi sento un po come tornare a casa. A Phnom Penh stetti tante volte, stetti li per il “Waterfestival”, la festa dell’aqua, per tornare dopo settimane nelle province.
Ma questa volta tutto è un po diverso, non cerco un Guesthouse, un albergo semplice per i backpackers, vado dritto al Hotel Cambodiana, 5 stelle, che strano! Ah, è li, non, aemm, un complesso grande, la mia prima volta nel un albergo così.
Il primo giorno passa veloce, dopo una doccia vado al convenio, ascolto 3 relazioni, torno nel albergo, o no, volevo tornare, ma la città tira mi dentro di se stessa, passeggio tra le strade, passo il mercato, passo i posti degli ricchi, dove si paga 10$ per il pasto, passo i posti degli poveri dove si page 1000R (1/4 $) per il pasto, passo i posti degli poveri poveri, chi non hanno niente, chi dormono sulla strada. Mi fermo al fiume Tonle Sap, l’ateria di Phnom Penh, della Cambogia. Sul Sisowath Quay, la strada principale mi fermo, guardo la vita passare come il fiume. Al fine torno al albergo, dormo 2 ore, torno al convenio, do la mia relazione, vita normale per il ricercatore. La sera usciamo insieme a mangiare, ristorante cinese-khmer, alleluja – la prima “Beer Lao” che grande, quasi dimenticato il sapore della birra migliore qui. Hmmm. Dopo la cena casco nel letto, stancissimo. Quasi non ho dormito per 48 ore.
Anche lunedì e martedì passono piu o meno cosi, ascolto qualche rilazioni, faccio i passagi in citta, esco a mangiare coi amici. Solo martedì pomeriggio comincia diventrare piu interessante, perchè ho scoperto che mercoledì è prevista una escursione, tutti insieme, un giro in Phnom Penh (Kings palace, Silver Pagoda, …) – ma mi ne frego, decido di noleggiare una moto e fare un giro. Anche Georg, un amico vecchio, non ha voglia di andare in giro con tutti, è un po misantropo. Il pomeriggio gia ho organizzato il posto, alla sera andiamo a prendere le moto. E per non mangiare sempre allo stesso posto decido di trovare qualcosa un po’ lontano dal centro, dove sono i Guesthouses.
Dopo una cena buonissima, qualche birre, ricordo anche che 3 anni fa c’era un bar carino vicino, quindi andiamo a trovarlo, ma senza successo. Dopo siamo passati tutte le strade anch’io voglio tornare (Georg anche prima), ma prima di che chiedo un moto-autista, e lui ride, dice beh siete qui, e 30 metri di la. Abbiamo cercato sul lato sbagliato. Li continuiamo a bere del vino, chiacceriamo colla cameriera, una bella ragazza francese chi sta in Cambogia per qualche mesi. Dopo una serata bellissima usciamo a tornare al albergo – ma in questo istante mi viene la idea di andare a Karaoke. Lo sapete, sono inamorato al Karaoke, e tutta la Asia è Karaoke-Paese! Yeah.
Saltiamo sulle moto, ricordo che sono passato l’altro ieri a un posto, lo troviamo, hmm, grande, a chi si ne frega, entriamo. Ma al momento quando apro la porta mi colpo un fulmine – Karaoke in Cambogia significa tante volte bordello, e che aspetta dentro di la è una fila delle ragazze vietnamese/cambogiane. Mi giro a Georg – che facciamo? – proviamolo! – allora. Entriamo, passiamo tutte le ragazze e al bancone chiediamo per Karaoke e birra. Molto gentilmente siamo condotto in una stanza grande, colle poltrone, anche un bagno/doccia è attacato. Con noi entriamo 2 ragazze. Io trovo immediatamente la lista delle canzoni, accendo il Karaoke macchinetta, scelgo “Frank Sinatra – My Way” e comincio cantare (gridare se volete ;-). Le faccie delle ragazze mi parono un po’ sorprese. Dopo Georg canta qualcos’altro e le ragazze diventono nervose – che cazzo fanno questi stranieri?!?! Dopo la terza canzone entra la manager con altre 10 ragazze e ci chiede se non vogliamo uan ragazza?!? Rispondiamo no, vogliamo cantare! Faccie stupefatte! Escono le ragazze e la manager. Noi continuiamo cantare, le due ragazze ripienarono (uups, riempono) i bicchieri, una adormentasi, ma altro di che non fanno niente. Dopo 2 ore di can/gridare usciamo, paghiamo 8$, e torniamo molto divertente al albergo.
Giorno dopo, mercoledì, partiamo presto per Udong, un posto 40km verso nord di Phnom Penh. Udong consiste di 2 colline con tante stupa (tempii buddista) . Al inizio la strada era molto trafficata, tanti camion, tante moto, ma piano piano tutti spariscono e andiamo tra il fiume Tonle Sap a destra a una pianura alluvionale a sinistra. Campi di riso, tutto verde, in mezzo palme, case semplici lungo la strada, bambini chi fanno segno quando passiamo, adulti chi ridono, anziani chi fissano. Facciamo una pauseta al fiume tonle sap, guardiamo l’acqua passare, tutto pace.
Prima di arrivare lasciamo la strada asfaltata e continuiamo su una strada sterata, strada piccola, che va tra campi e campi e campi, passa qualche scuole, siamo proprio in mezzo di niente. Arrivando a Udong fermiamo per un “Sugarcane juice”, succo della canna da zucchero, mescolato con ghiaccio grattugiato e succo di limone, hmmm. Prima Georg era un po’ indeciso – la paura di diarrea – ma al fine potevo convincerlo, questo succo è buonissimo. Sulle colline visitiamo i stupa, chiacchiamo colla gente (con questi chi sanno inglese), riposiamo nell’ombra, lasciamo passare il tempo con calma. Verso le 2 partiamo, abbiamo fame. Sotto queste colline al fine settimana si radunarono tanta gente per fare picnic, ci sono millioni piattaformi colle amace e cuscini. Normalmente tutto pieno, ma in settimana non c’è nessuno. Troviamo un posto dov’è fuoco, ma non si puo fare niente. Georg era veramente desperato, vincino a morire di fame, e prende il primo “ristorante”, meglio “food stall”, e si fanno un pollo intero, tagliato e frittato. Per me solo riso, niente di piu. Il pollo non piaceva tanto a Georg, diceva che il gusta sia come gomma, hmm, delizioso.
Per tornare a Phnom Penh prendiamo un’altra strada, andiamo ancora tra paesini piccolissimi, tra campi e campi, tra un mondo cosi diverso del nostro. Fermiamo una volta a un “food stall”, mangio “fried noodles with vegetables”. C’era anche un bimbo di qualche mesi, forse un anno. Tiro fuori il mio Tux, il pinguino di Linux, ma al momento quando vede il pinguino, il bimbo comincia gridare, la madre ride, si scusa a noi (!!!), un piccolo casino, ma anche divertente. In Asia si diverte colle cose piccole, cose semplici, una bellavista, 10min gioia con una famiglia strana, il sorriso degli bimbi chi si lascia guardare tra la macchina fotografica.
Prima di entrare nella strade sterata verso Phnom Penh facciamo una ultima pauseta e beviamo la mia bevanda preferita, la Tikalok! La tikalok si mescola dalle ingredienti diversi: frutte tagliate, ghiaccio grattugiato, latte condensato, uovo (crudo), miele, tutto mescolato fine a una bevanda molto densa, fredda, buonissima. Hmmm. Ma non chiedi che la fa col tuo stomaco 😉
Torniamo a Phnom Penh al tempo ottimo, verso le 6, le strade esplodono del traffico, si vanno in tutte le direzioni insieme, ma siamo in gamba, siamo forti, troviamo il negozio e lasciamo le moto completamente bagnati del sudore (sudore di paura?) e torniamo al albergo. La sera la finisco io con una cena da solo. Dopo passegio tra le strade scure, torno a casa.
Domani il tempo nel questo albergo strano finisce, camberò in un guest house piu normale, verso 5$ per notte, no air con. E sabato o domenica parto per Vietnam. Il tempo qui in Cambogia era breve, mi avreste piacuto stare qui piu lungo, ma Vietnam mi aspetta, un nuovo paese dove sono mai stato. Nuove avventure, nuove impressioni.
Allora, grazie a chi poteva leggere tutto questo testo, sbagliato come sarebbe, e spero che potevo re-creare un po le mie sensazioni, la vita qui, anche in questa lingua straniera.